Il teatro come testimonianza di dignità: Mimmo Borrelli, La Cupa e Efestoval

Il 10 aprile è andata in scena la prima de “La Cupa, nuovo spettacolo del nostro direttore artistico Mimmo Borrelli, in scena fino al 6 maggio al Teatro San Ferdinando di Napoli. Forte l’entusiasmo del pubblico e della critica già dalla prima serata. Tra le tante recensioni apparse, c’è n’è una a cui teniamo particolarmente, scritta da una delle penne più prestigiose della critica teatrale italiana, Enrico Fiore.
Fedelissimo spettatore del nostro festival itinerante nei Campi Flegrei, racconta – in un articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno e riportato sul suo blog “Controscena” – dell’incontro con Mimmo nel lontano 2005, incontro con la sua scrittura e la sua lingua:
Il barocco incandescente, violento, misterico e spesso impenetrabile che caratterizza la scrittura di Mimmo Borrelli è davvero il linguaggio come «corpo verbale» teorizzato da Sartre. Borrelli è quel linguaggio, e di conseguenza è il «corpo» di Napoli che quel linguaggio descrive: il corpo storico, intendo, ovvero l’insieme delle mille stratificazioni culturali che lungo i secoli hanno segnato questa città. Per questo Borrelli sente il bisogno di scendere nelle profondità più segrete. È come un rientro nel ventre materno, per scoprire le origini della vita e ritrovare l’innocenza perduta.
Nel narrare l’origine del linguaggio e delle storie che Borrelli mette in scena, Fiore si sofferma anche sui Campi Flegrei, fonte primaria di ispirazione per Mimmo, omaggiando anche il nostro festival:
Nella gestione dell’«Efestoval», la piccola ma preziosa rassegna che dirige nei suoi Campi Flegrei, s’è circondato di un gruppo di volontari, ragazze e ragazzi assolutamente meravigliosi per la passione e l’entusiasmo che mettono in questo lavoro. E alcuni di loro li ho ritrovati a Castrovillari. Erano andati, sempre gratis, a dare una mano a Saverio La Ruina nel portare avanti «Primavera dei Teatri», un altro coraggioso avamposto di pensiero e poesia in un’altra terra dimenticata. Così, il teatro esce da sé per diventare altro da sé, un impegno comune, una testimonianza di dignità.
Il nostro obiettivo più importante è sempre stato questo: trasmettere all’esterno la nostra terra, il nostro senso di comunità, la voglia di lavorare insieme a tanti ragazzi per creare qualcosa di bello in un territorio troppo spesso dimenticato, anche da chi ci vive.
Efestoval è teatro, giovani, territorio. Efestoval non si ferma ed è al lavoro per la quarta edizione!
Grazie di cuore Enrico Fiore.
A questo link, l’intero articolo: http://www.controscena.net/enricofiore2/?p=4121
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